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Valerio Tavolazzi

Dieci regole per motivare



Ho già scritto di quanto sia importante motivare le risorse umane per incrementare il valore aggiunto prodotto dalle attività aziendali. La motivazione è il processo di forze che attivano, dirigono e sostengono il comportamento lavorativo nel corso del tempo.

Facciamo attenzione. Attivare, dirigere e sostenere.

La motivazione, cioè, contribuisce a incrementare le energie nella persona (attivazione), ad incanalarle verso i comportamenti attesi (direzione) e a mantenerle nel tempo (sostegno).

E’ riserva di combustibile e comburente e bussola allo stesso tempo. Sottovalutare questo è come decidere di attraversare l’oceano sfruttando il vento e non fare attenzione alla vela e al timone. Con un po’ di fortuna si arriva comunque all’altra sponda, ma cedo volentieri il mio posto in barca a qualcun altro.

Vediamo quindi dieci semplici regole per costruire la grande vela della motivazione e arrivare verso i lidi prefissati nel migliore modo possibile.

  1. Fornire sempre una visione che dia senso all’operato individuale e collettivo. Le persone vogliono comprendere la realtà organizzativa. Lavorare senza comprendere il fine ultimo è demotivante. Conoscere quale sia il nostro contributo e che relazione ci sia fra esso ed il raggiungimento degli obiettivi di lungo periodo dell’azienda è fondamentale.

  2. Individuare obiettivi sempre nuovi, interessanti e sfidanti. Le persone amano mettersi alla prova in obiettivi per cui possano provare interesse, a patto che gli obiettivi siano raggiungibili, non impossibili o troppo rischiosi. Un giusta dose di rischio è molto motivante. E' fondamentale calibrare questo rischio in funzione della persona. Non siamo tutti uguali.

  3. Incrementare il sentimento di equità. Non ci sono eccezioni in questo, se l’ingiustizia percepita è elevata allora calerà la motivazione. Accentuare queste differenze senza una relazione fra gli obiettivi raggiunti ed il premio o il riconoscimento, annulla gli stimoli.

  4. Considerare chi lavora come un essere umano. Siamo persone, non macchine, tantomeno numeri. E non siamo facilmente sostituibili. Se lo credete è perchè non avete letto attentamente i miei post. Riconoscere il bisogno di essere apprezzati e valorizzati è necessario. Tutti desideriamo essere riconosciuti e rilevanti.

  5. Valorizzare le differenze e incoraggiare apporti creativi. Le differenze sono una risorsa, non un difetto, vanno valorizzate. Una squadra di calcio composta da undici stopper o undici centroavanti non va lontano. L'apporto creativo si sviluppa in un ambiente pronto ad accettarlo. Se una persona che tenta di portare innovazione viene bloccata malamente da giudizi frettolosi, probabilmente non lo farà più. La creatività ha bisogno di prove ed errori ripetuti, senza il terrore di essere giudicati o di sbagliare.

  6. Evitare di affrontare problemi nuovi con categorie del passato. Il management deve sapere evolversi continuamente. I problemi di marketing di oggi non sono più quelli di dieci anni fa. Affrontare strategie di vendita, senza considerare il mercato on-line, oggi potrebbe essere complicato. Un management con categorie del secolo scorso, demotiva i giovani del gruppo, che si domandano perchè siano loro a dirigere le scelte aziendali.

  7. Evitare di decretare il trionfo del fare sul pensare. La frequente frase “tu non devi pensare, l’importante è che tu faccia” è fortemente sconsigliata se non si desidera trasformare il proprio collaboratore nel peggior nemico.

  8. Ascoltare. Far prevalere la logica dell’editto sull’ascolto (comandare senza diritto di replica e processi di comprensione) produce persone demotivate, nel caso più fortunato, o al peggio persone motivate a lavorare male.

  9. Evitare di far prevalere un’autorità inibitoria anziché promotrice. L'autorevolezza si conquista. Dirigere non significa comandare, ma convincere che è la via migliore per tutti.

  10. Valorizzare le emozioni e non solo la razionalità. L’atrofizzazione emozionale consuma energia o, peggio, la incanala verso comportamenti inattesi e dannosi. L’emozione è passione, è carburante, va alimentata ed incanalata verso comportamenti desiderati, non spenta.

A voi la parola.

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